martedì 25 giugno 2013

Ora possiamo parlare di Yin e Yang.

Fatta questa doverosa introduzione, proverò adesso a parlare un po' più nel dettaglio dello Yin e dello Yang, di cosa rappresentino e soprattutto quale indicazioni e, si spera, benefici possano offrire alla vita quotidiana di ognuno di noi.

Ribadisco, anche se spero di non sentire il bisogno di farlo per ogni post che intendo scrivere, che ciò che condividerò con voi vuole avere lo scopo di rendere il più fruibili possibile concetti che non appartengono alla nostra cultura, dal punto di vista della comprensione intellettuale, ma anche, e in questo ci è una maggior ambizione, dal punto di vista della comprensione psico-fisica, ergo provare a percepirne il senso col corpo e nel corpo. 

Penso di poter affermare che lo yin e lo yang siano senza dubbio una geniale, ma direi di più, illuminata e allo stesso tempo semplicissima rappresentazione della realtà, che si fonda sul concetto di polarità complementari, ovvero di opposti ma non contrapposti. Cioè? Cioè vuol dire che ogni fenomeno in Natura risponde al ciclo di nascita/morte, a partire dalla particella più piccola dell'Universo, detta kalapa in lingua pali (che nasce e muore praticamente nell'istante); per cui se la particella più piccola dell'Universo risponde a questo ciclo di comparsa-scomparsa vuol dire che anche tutto l'Universo e ciò che lo costituisce, seppur con tempi infinitamente diversi, risponde alla stessa legge. Possiamo parlare anche di fiorire e sfiorire, di espansione e contrazione, ma sostanzialmente stiamo dicendo la stessa cosa. Quindi in estrema sintesi nell'Universo l'assoluto non esiste, intendendo per assoluto qualcosa che sia immutabile, permanente ed eterno... e questo i nostri scienziati ce l'avevano già detto: ove c'è materia c'è relatività. Nel post precedente abbiamo parlato un po' più genericamente di giorno e notte e che in pratica la vita è un esercizio di pazienza, vi ricordate? 

Bene lo Yin e lo Yang hanno il pregio di esprimere in maniera convincente e lucida questa impermanenza, ed è anzi ancor più corretto parlare di oscillazione Yin-Yang, perchè in realtà scopriamo che ogni fenomeno ha in sé entrambe le polarità, e che si sbilancia spontaneamente e senza sosta tra una polarità e l'altra, così come il giorno si sbilancia verso la notte, il caldo verso il freddo e viceversa.   


Mettendo insieme queste poche informazioni date sulla relatività dell'Universo  e sulla polarità, possiamo affermare con una certa serenità che nulla esiste in sé e per sé in assoluto, bensì solo in relazione a qualcos'altro,  col quale possa essere messo a confronto. Facciamo un esempio molto semplice: parlare di freddo non ha alcun senso se non lo si possa mettere in relazione a qualcosa che sia caldo, perché senza aver l’esperienza del caldo non esiste la possibilità di farsi una qualche idea di cosa possa definirsi freddo, o più freddo o più caldo. Ogni cosa è comprensibile solo in funzione di un suo opposto complementare: così l’alto col basso, il grande col piccolo, il profondo col superficiale, il maschile con il femminile, ecc… Nessuna di queste qualità è separabile dal suo complementare, mi soffermo cosicché la possiate mettere meglio a disposizione  della vostra curiosità e magari la ripeto anche, "nessuna di queste qualità è separabile dal suo complementare", perchè questa affermazione, apparentemente ovvia, può diventare la pietra angolare di una nuova prospettiva nel vedere le cose.  

Spesso noi diamo per scontate le nostre idee e le nostre interpretazioni, ma gioverebbe ricordarsi ogni tanto che sono appunto delle semplici "interpretazioni" della realtà, e che se, per restare nell'esempio, un qualsiasi fenomeno noi lo consideriamo freddo, è molto probabile che ci sarà qualcun altro che quello stesso fenomeno lo considererà caldo (vedi il classico eschimese); e questo ovviamente non vale solo per il clima e le stagioni, ma per tutto. Se questo è vero, e pare che lo sia, vuol dire che tutto quello che ci circonda (regole, leggi, morali, forme, emozioni, sentimenti, materia), è frutto di una interpretazione, quindi condizionato, condizionante e condizionabile. Ma ne parleremo più avanti, chiariamoci prima altri concetti base.

Nello specifico cosa vogliono dire Yin e Yang?

Gli ideogrammi che descrivono questi concetti, contengono entrambi la raffigurazione di una collina,  però mentre  quello che descrive lo yin associa a questa collina una nuvola, quello che descrive lo yang vi associa il Sole, per cui lo Yin viene raffigurato dal pendio in ombra di una collina, mentre lo Yang viene  raffigurato dal lato soleggiato della collina. Quindi per analogia il lato in ombra di un pendio è associato a qualità come il freddo, il riposo, la ricettività, la passività, l’oscurità, l’interno, il basso, eccetera; mentre il lato soleggiato di un pendio, è associato invece a qualità come il calore, lo stimolo, il movimento, l’attività, l’eccitazione, la luce, l’esterno, l’alto eccetera.

Prendo in prestito una raffigurazione trovata su un sito che tratta queste materie (nuke.tuiillago.it), che può aiutarvi a capire:

Generazione Ideogramma YIN                       Generazione Ideogramma YANG

Quindi la collina è la stessa, ma cambia a seconda del momento in cui la si osserva, a seconda del punto di vista, e ovviamente rispetto a qualcosa con cui venga messa in relazione. E questo vale anche per gli esseri umani: una persona la si può generalmente definire più yin o più yang rispetto ad un'altra persona; ma anche rispetto a se stessa un anno fa. E questo è importante sottolinearlo, perchè l'asse temporale gioca un ruolo determinante, portandoci a concludere che in un preciso momento due fenomeni messi a confronto avranno caratteristiche opposte e complementari, e che lo stesso fenomeno confrontato con se stesso, nel corso del tempo, avrà una manifestazione instabile, frutto della continua oscillazione tra lo yin e lo yang, perchè oscillare è nella natura delle cose, anche se apparentemente si ha l'illusione che l'identità si mantenga inalterata.

Proviamo adesso a portare l'attenzione su un altro simbolo, ben più noto al grande pubblico: il Tao.

Se osserviamo bene questo simbolo si nota come questa polarità sia abilmente espressa graficamente, là dove il bianco rappresenta la parte yang mentre il nero quella yin. Ma se avessimo dovuto rappresentare solo due polarità avremmo potuto accontentarci di un semicerchio nero e un semicerchio bianco. Questo disegno invece ci dice molto di più. Innanzi tutto ci dà la sensazione di come questa rappresentazione sia fluida e non statica: una parte abbraccia l’altra e viceversa, in un atteggiamento che appare sempre più chiaramente dinamico. Le linee curve indicano inoltre che ogni aspetto vive una graduale e progressiva espansione, la quale, nel rispetto dell’esistenza dell’altra polarità, ad un certo punto non potrà che invertire la tendenza; se ciò non accadesse, significherebbe che quel fenomeno avrebbe assunto connotati definitivamente yin o yang, e poiché ormai ci è chiaro che nell'universo ciò non è possibile, la conclusione sarebbe: la cessazione del sistema, la sua fine. Se proviamo quindi ad osservare il Tao ciclicamente e in senso orario, avremo proprio l’impressione che il bianco e il nero (lo yang e lo yin) si espandano e si contraggono vicendevolmente in un divenire continuo.

Ma al disegno del Tao sono stati aggiunti altri due elementi: uno occhio nero nel pesce bianco, ed un occhio bianco nel pesce nero. Queste due palle cosa ci dicono? Ci dicono che un fenomeno, anche quando sta vivendo il massimo dell’espansione di una polarità, contiene in sé, per quanto piccola, la radice della polarità opposta, che prima o poi comincerà a crescere ed espandersi. Anzi, saranno proprio queste radici che daranno impulso al continuo movimento, perché la loro natura è proprio questa: portare movimento al sistema.

Ora so già che in un angolo della mente di qualcuno di voi starà già prendendo forma l'idea che, se nell'universo non è possibile avere un fenomeno che sia esclusivamente yin o esclusivamente yang, allora una buona soluzione potrebbe essere quella di trovare un equilibrio tra i due e quindi stabilizzarlo, ovvero renderlo strutturale. Questo avrebbe il grande pregio di evitare cambiamenti e procedere con un'esistenza eternamente bilanciata. Mi dispiace deludervi, ma ciò non è possibile, e certo non perchè lo dico io! La storia del nostro mondo, ma anche della nostra vita personale, è costellata di innumerevoli tentativi di manipolare e stabilizzare l'esistenza (sul piano economico, sul piano sociale, sul piano politico, sul piano sanitario, sul piano personale, ecc...), impedendone la spontanea l'oscillazione tra lo yin e lo yang, ma appare altrettanto evidente come ogni volta  qualsiasi tentativo si sia mostrato di fatto fallimentare. Non spetta a noi dare giudizi, perchè ognuno di noi potrà offrire, appunto, solo delle interpretazioni, più o meno lucide, più o meno aderenti alla realtà, ma pur sempre interpretazioni... se vogliamo avere un giudizio oggettivo dobbiamo rivolgerci alla storia e ai fatti. Possiamo trovare tutte le giustificazioni che vogliamo, riempirci le pagine dei giornali o dei nostri diari personali, ma quando accade un fatto contrario alle nostre aspettative, vuol dire che abbiamo remato in quella direzione, anche se inconsapevolmente... il giudizio della storia è un parametro oggettivo cui dovremmo sempre guardare con onestà intellettuale.

In termini yin e yang, la storia del mondo, come quella di ognuno di noi, ci dà la misura di quante volte (infinite) si sia cercato di impedire il cambiamento per paura delle conseguenze incontrollabili, e di quanti tentativi manipolatori siano stati messi in atto, illudendoci di orientare o mantenere "i fatti" secondo i nostri desideri, e anche se in un primo momento tutto sembra darci ragione, all'improvviso qualcosa si rompe, quell'equilibrio precario, diventato cronico, mette in crisi l'intero sistema, che comincia a scompensare, portandosi progressivamente verso un naturale e necessario rovesciamento ed è in questi casi che si perde il controllo su ciò che si pensava di controllare, ed è soprattutto in questi casi che si manifesta l'imprevedibile e quindi il fastidioso imprevisto: qualche coscienza si risveglia, qualcuno ci tradisce, o siamo noi a tradire i nostri stessi progetti, il farmaco non basta più, insomma l'oscillazione continua ad andare avanti, e cercare di impedirlo comporta solo dispersioni di energia, talvolta costosissime.

Proviamo a questo punto a riepilogare i principi che regolano l'oscillazione yin e yang, che si possono sintetizzare in cinque, giusto per avere uno schema che tanto aiuta la nostra mente aristotelica ad impossessarsi dei concetti:
1)- Ogni cosa ha due aspetti: un aspetto yin e un aspetto yang.
Nell'Universo cioè non esiste nulla che non contenga in sé entrambi gli aspetti, e soprattutto nulla può essere concepito se non in rapporto al suo opposto.
2)- Ogni aspetto yin o yang può essere ulteriormente suddiviso in yin e yang.
Questo vuol dire che all’interno di ogni categoria possiamo distinguere un’ulteriore categoria yin e yang. Per esempio il freddo può essere considerato yin rispetto al caldo, ma lo stesso freddo può essere a sua volta suddiviso in freddo gelido, yin, e in freddo più moderato, relativamente yang.
3)- Lo yin e lo yang si creano a vicenda.
Ovvero non sono separabili: si può parlare di un aspetto solo in funzione dell’altro aspetto, e quindi parlando di un aspetto automaticamente parliamo anche dell’altro, ne affermiamo l’esistenza, ovvero lo creiamo.
4)- Lo yin e lo yang si controllano reciprocamente.
Si bilanciano reciprocamente, nel senso che se lo yin per esempio è in eccesso lo yang sarà necessariamente carente, e viceversa. Non esiste un fenomeno che abbia solo un aspetto, a meno che non si assista alla cessazione del sistema. Se per esempio una persona dimostra atteggiamenti molto yang, da qualche parte avrà anche la sua parte yin che lo bilancerà.
5)- Lo yin e lo yang si trasformano l’uno nell’altro.
In pratica questo principio afferma il dinamismo prima accennato, ovvero la necessaria oscillazione ciclica tra lo yin e lo yang: nulla è fermo, tutto si evolve, e questa evoluzione passa inesorabilmente da una categoria all’altra in modo progressivo, più o meno lentamente, più o meno velocemente. Se l’andamento sarà armonico tutto si evolverà in maniera naturale e spontanea, altrimenti ogni tentativo di alterazione del ciclo produrrà trasformazioni improvvise e traumatiche.

Giochiamo un po' con la cosmogonia, ovviamente senza sapere minimamente di cosa stiamo parlando! Un altro modo utile per raffigurare questo processo, e quindi per afferrarne il senso, può anche essere quello di una spirale, che avvitandosi, penetra all'infinito nello spazio-tempo.

                                                                            Yang
                                                                             Yin

Come si può vedere l'andamento ciclico appare in maniera evidente, e descrive il movimento del fenomeno  dalla non esistenza verso l'esistenza, momento questo che potrà definirsi anche come uno Yang Radicale, ovvero la radice di tutte le manifestazioni, dalla quale si genererà un'oscillazione costante dove lo yin e lo yang si alterneranno uno in relazione all’altro; possiamo citare in merito la famosa frase di Lao Tse (nel Tao Te Ching) “Uno ha prodotto due, due ha prodotto tre, tre ha prodotto i diecimila esseri”, là dove i diecimila esseri rappresentano tutte le infinte possibilità di relazioni che si creano nell’Universo o nel fenomeno che stiamo osservando.

Sviluppando la riflessione possiamo arrivare ad individuare, tra un aspetto e l'altro, anche dei momenti intermedi: dallo yin allo yang e dallo yang allo yin. Questi passaggi intermedi (che riprenderemo più avanti per coglierne al meglio tutto il potenziale), rappresentano il punto di svolta, ovvero il momento in cui un fenomeno sta abbandonando la condizione precedente per passare, o meglio per evolversi in quella successiva. Prendendo l’esempio delle stagioni, se associamo l'inverno allo yin (momento dell'anno in cui la vita si ferma, il clima volge al freddo, le giornate sono meno luminose, gli animali vanno in letargo e la vita pulsa sotto la neve) e l'estate allo yang (quando cioè la vita si esprime nella sua massima vitalità, con giornate luminose e calde, e si raccolgono i frutti), il passaggio intermedio dallo yin allo yang non può che essere la primavera, momento in cui la vita riceve la spinta verso il risveglio, la rinascita, e l’attitudine yang comincerà la sua espansione verso il suo picco massimo nel mezzo della stagione estiva, e così all'opposto l'autunno, nel ritorno verso l’inverno e cioè verso lo yin.
    
In questa oscillazione bene si inserisce la percezione del respiro, con la sua costante ciclicità fra espansione e contrazione, al punto che possiamo spingerci fino ad affermare che tutto l'universo respira, cioè si espande e si contrae, seppur in tempi incalcolabili.

Parlando sempre di equilibrio yin yang, quando si verifica puntualmente uno squilibrio (e possiamo serenamente affermare che l'evoluzione non può non passare da momenti di squilibrio e quindi di ricerca, di adattamento e perciò di cambiamento, così come il semplice camminare nasce proprio da uno sbilanciamento in avanti e dal conseguente adattamento), le soluzioni possibili sono solo tre:
a)- si ristabilisce l'equilibrio
b)- si capovolge la situazione
c)- si dissolve il sistema.

Questa breve affermazione, che riguarda ovviamente tutto quanto presente nell’Universo ma anche l’Universo stesso, può aiutarci ad entrare nella specifica esperienza corpo-mente offerta dalle arti marziali.

Ma ne parleremo in un altro post, adesso un momento di pausa!


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