venerdì 10 maggio 2013

Perchè Karate e Salute?


Il lavoro che sto facendo nello studio del karate ha l'obiettivo di considerare il valore terapeutico di un'arte marziale. L'utilizzo della parola "terapeutico" è nel suo significato letterale del termine, che deriva da tèraps: assistente, servitore, compagno, e therapèia: servizio, cura. Ne consegue che terapeutica è quell'attività volta a sostenere un individuo nel suo tentativo spontaneo di portare un equilibrio nuovo e migliore nella propria vita. Occorre però dare a questo valore il suo giusto peso, onde evitare di cadere in interpretazioni pretenziose e poco realistiche, e senza aver mai la pretesa di sostituirsi o paragonarsi alle terapie mediche tradizionali, alle quali un'arte marziale, come il karate, può offrire semmai un naturale contributo; questo anche grazie all'apporto derivante dalle mie competenze nello Shiatsu, nella filosofia medica cinese e dall'esperienza maturata in tanti anni di assistenza motoria ai bambini diversamente abili.

Il punto di partenza del lavoro di recupero e riscoperta oggetto della mia ricerca, è proprio nei termini arte e marziale: 
-  Arte: il termine arte evoca qualcosa di creativo e di costruttivo, cioè la “materia” viene trasformata sotto la spinta di “un’idea creativa” là dove oggetto e soggetto si incontrano per generare qualcosa di unico e irripetibile… l’arte può prevedere anche la disgregazione di qualcosa, me pur sempre finalizzata alla spontanea, e sottolineo spontanea, rinascita in una nuova e più armoniosa identità;
      
    -  Marziale: Marte era il dio della guerra, quindi marziale ha a che fare con tutto ciò che genera conflitti, interni ed esterni: ogni persona vive in un continuo stato di conflitto interiore, derivante dalla contrapposizione di bisogni e desideri  e il tentativo di realizzare gli stessi, e questo conflitto interiore non può non avere riflesso sulle relazioni esterne.

Un’arte marziale quindi, se vissuta con una certa profondità e attenzione, può rappresentare un tentativo per offrire all'individuo che vive in questo continuo “stato di belligeranza”, un canale di presa di coscienza dello stesso. Prendere consapevolezza di uno squilibrio è il primo vero passo verso una  ri-armonizzazione.

Noi possiamo definirci anche come un aggregato di elementi psichici e fisici, che si è adattato e strutturato nel tempo attorno al tentativo di soddisfare un bisogno, tentativo il più delle volte frustrato e il più delle volte messo in atto con comportamenti  condizionati dalle abitudini, dalla morale circostante e dalla paura. Perciò quando un praticante entra in una palestra di arti marziali, che i giapponesi chiamano dojo (letteralmente luogo dove si segue la via, che ha antiche origini filosofiche, religiose e spirituali),  porta in quel luogo tutto questo, che inevitabilmente entra in contatto/collisione con il mondo psico-fisico degli altri praticanti.

Il karate è approdato in Italia, in particolare proprio a Firenze dove lavoro, nel 1954; ovviamente ciò che ha fatto immediatamente presa sull'immaginario collettivo, e che ne ha consentito un’incredibile diffusione, è stato principalmente l’aspetto “esterno” dell’arte stessa, ovvero, e solo per sintetizzare e non certo per sminuire, la parte legata all'innovativo modo di combattere con un avversario, reale o immaginario. Queste tecniche sono progressivamente diventate oggetto di studi e ricerche per tutti questi sessant'anni,  che hanno portato la pratica del karate ad un affinamento del gesto di altissimo livello, grazie anche all'integrazione delle conoscenze già presenti nella nostra cultura (come la biomeccanica, la fisiologia, la medicina dello sport, ecc...) con la tradizione giapponese, e ancor più in profondità, quella cinese.

Ma ciò che però è rimasto in ombra per tutto questo mezzo secolo di pratica è stato appunto l’aspetto “filosofico” dell’arte marziale, e poiché per gli orientali la cura della salute è considerata una filosofia (si parla infatti di pensiero medico-filosofico), possiamo dire che anche l'impatto di un'arte marziale sulla salute del praticante è stato, se non proprio trascurato, poco approfondito (escludendo però i bellissimi lavori sul Qi Gong). Ovviamente le mie affermazioni si riferiscono all'aspetto maggiormente divulgato del karate, grazie al lavoro delle associazioni e dalle federazioni (alle quali va il grandissimo merito di averlo promosso e affermato in termini forse neanche immaginabili negli anni cinquanta), e non escludono certo il fatto che diversi maestri hanno già cominciato a portare, con il proprio lavoro e la propria ricerca, una luce nuova su questa bellissima arte. 

Per intuire i risvolti benefici di questa arte sulla salute, basta mettere in relazione i due o tre aspetti velocemente tracciati fin qui:
1)- condizione naturale di frustrazione dell’individuo in relazione ai propri bisogni e ai propri tentativi di soddisfarli (conflitto interiore);
2)- condizione naturale della pratica del karate, che prevede lo studio dell’incontro/scontro, seppur su un piano protetto, fra due individui (conflitto esteriore);
3)- presa di coscienza delle proprie paure, delle proprie difficoltà, delle proprie frustrazioni, che non possono non essere una proiezione esterna di ciò che accade "all'interno".

Ma se la consapevolezza, come anzi detto, rappresenta il primo passo verso l’equilibrio, ciò che richiede ora un maggior approfondimento è come riuscire a trasformare lo squilibrio percepito in un nuovo equilibrio stabile. Questa è la “domanda  nuova “ che dobbiamo porre al karate adesso, e quindi porre a noi stessi come praticanti ma soprattutto come insegnanti.

6 commenti:

  1. Bellissimo Andre!!
    Un nuovo punto di vista, soprattutto per chi come me non conosce da vicino il karatè...ma visto così me lo fai amare di già!!;)
    Infondo molte delle arti e delle tecniche corporee non rappresentano altro ciò che c'è dentro di noi...Attraverso queste arti raccontiamo di noi, prendiamo coscienza (se vissute in un certo modo) di ciò che ci appartiene...e se vogliamo possiamo intraprendere la strada verso la vera guarigione!
    Grazie maestro!!!

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  2. Grazie dell'incoraggiamento! Serve sempre, figuriamoci all'inizio!!
    Ed è vero nell'espressione artistica non può che esserci l'artista, che spesso non sa che lui è la persona più interessata a vedere la propria arte, perchè attraverso questa conosce se stesso...
    alla prossima

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  3. Concordo!!!! Complimenti mi piace li tuo blog ;p

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  4. grazie... mi informo sull'indirizzo del tuo e lo leggerò...
    ciao

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  5. Grazie!! Aspetto con ansia il prossimo post!

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